Tuesday, October 6, 2009

“Sette spose per sette fratelli”

1954: Seven Brides for Seven Brothers di Stanley Donen

E’ uno dei migliori film musicali mai realizzati.

Le musiche ed i balletti sono un vero capolavoro. Un film che non ci si stanca mai di vedere. Una gioia per gli occhi e le orecchie!



“When Seven Brides for Seven Brothers was filmed and released, it was not expected to be a ‘hit’. M-G-M Studios were surprised when the movie turned out to be a ’sleeper’, instead, and became one of the highest grossing movies of its era” (Wikipedia)

“Uno dei vertici della musical comedy con targa M-G-M… Ammirevole fusione di canto e danza, eleganza, ritmo, scatto” (ilMorandini).

“Uno dei più irresistibili musical del cinema… A quarant’anni di distanza il film continua ad essere un irripetibile spettacolo” (Pino Farinotti).

Celeberrimo, per musica e coreografia, il balletto centrale, quanto di meglio il grande schermo ci abbia mostrato: movimento, acrobazia, eleganza, fantasia… al top!

Ecco quanto scrisse il Corriere della Sera:

“È una danza che comincia con un andamento di quadriglia rusticana. Ma poi, nell’orgasmo da una parte e dall’altra di emularsi, subito si accalora, si monta, le figure diventano sempre più piroettanti e strampalate; ben presto non è più una danza, è una vertiginosa gara a tempo di polka di diciotto formidabili ballerini acrobati che si pigliano, si schivano, si scavalcano, si lanciano, usufruendo di tutte le superna, i dislivelli, gli appigli che può offrire la radura di un villaggio tagliato nella foresta.

Stanley Donen, premio Oscar alla carriera nel 1998, pupillo del produttore Arthur Freed a cui si devono i più grandi successi della MGM negli 40 e 50, ha diretto tra i migliori musical della storia del cinema, qui in una delle rare occasioni che non lo vede collaborare con Gene Kelly (insieme firmarono l’indiscusso capolavoro del genere, Cantando sotto la pioggia). Di lui Gabriele Lucci ha scritto: “Ha il merito di aver contribuito all’evoluzione del musical, facendo assurgere la coreografia a parte integrante della narrazione…”. Sette spose per sette fratelli è unanimemente considerato uno dei suoi gioielli, insuperabile ancora oggi per brio, ironia,divertimento…

Il film è interpretato da due autentiche star dell’epoca, Jane Powell e Howard Keel, dalla luminosa e lunghissima carriera. Ma il vero trionfatore fu Russ Tamblyn che nella parte di Gedeone conquistò tutto il pubblico, mostrando sorprendenti doti di ballerino acrobatico (qualità che confermerà in West Side Story).

p.s.

Interessante è quanto scrisse Filippo Sacchi nel 1958 (Al cinema col lapis, Milano, Mondadori): “La fissazione di Hollywood che i problemi del cinema si risolvono facendo lo schermo sempre più grande, è come l’illusione di coloro che non riuscendo a pagare i loro debiti li moltiplicano. Tutti i problemi di prima restano, compreso quello capitale di riuscire ad essere popolari e intelligenti. In più si aggiunge l’altro, di mettere a punto il nuovo procedimento e di imparare a servirsene. Quasi tutte le stupende conquiste pittoriche a cui il cinema era arrivato, e che già il colore aveva in parte compromesso, sono completamente tracollate col Cinemascope. Perduta quella magica finezza di grana, quel traslucido gioco di chiaroscuri, quella infinita possibilità di trasformare il reale passando dall’obbiettività più spietata alla più immateriale astrazione. Perduta soprattutto quella che fu la conquista rivoluzionaria del cinema, l’intimità dell’analisi fisionomica (il primissimo piano per esempio diventa praticamente impossibile). Nella nuova visione tutto è grossolano, materiale, sfacciato, tutto grida, straripa, fa a pugni; i paesaggi sono sempre panorami, i primi piani sembrano testoni carnevaleschi, il boudoir diventa un’arena da circo.

Non nego affatto il diritto di vedere a questo modo. Dico che allora bisogna essere coerenti, e trovare cose adatte a essere raccontate con quel mezzo d’espressione. Uno per esempio che l’ha meravigliosamente imbroccata è Stanley Donen in Sette spose per sette fratelli…  Qui sì che il Cinemascope ha una sua funzione: tutte le risorse di questo mezzo turgido, drastico, chiassoso, brutale sono abilmente sfruttate per arrivare a un effetto unico e sorprendente”.

nota:

Il film nel 2004 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

E’ il primo film in cui compare il Dolby Stereo.

scheda

premi e riconoscimenti

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