Il timore più grande nei riguardi di questo film era che riducesse il comunismo italiano del secondo dopoguerra alla cifra della semplificazione più o meno barzellettistica.
Timore fugato del tutto, per fortuna.
Perché Cosmonauta è per prima cosa una commedia tenera, con un tocco à la francese nella delicatezza dei toni e nel tratteggio dei personaggi, a cui si aggiungono una mimica e una romanità prettamente (e ovviamente) italiane ma pur sempre lievi, sotto le righe ma riconoscibili in quanto tali.
Lo sfondo dell’ambiente politico è comunque presente e a volte non è neanche tanto sfondo: non resta inerte, bensì impronta diversi passaggi della trama, che ne risulta immersa, quindi, in una maniera non passiva.
Sebbene forse, più che altro, a venire fuori sottotraccia sia la questione femminile.
Si rimane infatti colpiti dalla differenza dei caratteri della ragazza protagonista e di sua madre; e anche se da una parte le situazioni vissute dalla ragazza vengono contestualizzate anche verbalmente e più di una volta nel periodo politico, mentre per quanto riguarda il piano storico-sociale la questione femminile sarebbe esplosa in tutta la sua portata, in Italia, qualche anno più tardi rispetto all’ambientazione del film, non credo si rischi la sovrainterpretazione se si pensa che di tale questione potrebbe venire inscenato un prodromo, una avvisaglia.
Un film tenero, in sostanza e come già detto, ma allo stesso tempo ricco e stratificato.
Nicchiarelli appare una regista da seguire con attenzione, considerando anche la vis sperimentativa che mostra, a livello linguistico personale, nel cortometraggio che anticipa il film.
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