«Come lo odio il XX secolo». Il personaggio storico di George S. Patton si sintetizza in questa breve battuta pronunciata da un superlativo George C. Scott. Ufficiale di cavalleria di West Point, matura la sua esperienza nell’impiego dei mezzi corazzati durante il primo conflitto mondiale. Poco più di vent’anni dopo passerà alla storia come il vendicatore di Kasserine, l’uomo determinante dell’Operazione Husky, il massacratore di Biscari, il trionfatore delle Ardenne e della “battaglia della sacca”. Tutto questo è George S. Patton, “il generale d’acciaio”. Al suo nome sono indiscutibilmente legati molti decisivi e strategici momenti delle operazioni militari che portarono all’esito finale del conflitto. Tuttavia, il personaggio spesso e volentieri oscura il soldato ed i suoi meriti militari.
Patton, generale d’acciaio è la biografia del generale statunitense. Vincitore di otto premi Oscar nel 1970 tra cui miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior attore protagonista. L’ingrato compito di interpretare il controverso graduato è affidato ad un già premiato George C. Smith (Anatomia di un omicidio, Lo spaccone, Il dottor Stranamore) in gran spolvero. Il ruolo dell’eroe romantico, anacronistico, del guerriero puro quale fu effettivamente Patton, ben si addice ad uno Smith meravigliosamente calato nel personaggio granitico e vanitoso. Non senza qualche approssimazione storica ed intento puramente evocativo, la pellicola ripercorre gli incarichi affidati al generale – comando della 2ª Divisione corazzata, poi della 7ª Armata ed infine della 3ª – ed i momenti cruciali delle operazioni militari alleate in Europa. Le burrascose vicende diplomatiche si alternano al combattimento. George C. Smith è l’assoluto mattatore nel ruolo del protagonista, la sua interpretazione è il vero punto di forza di questa pellicola pluripremiata e sposta in secondo piano le scene di combattimento. Il conflitto diviene il semplice sfondo alla grottesca e spesso forzatamente celebrativa caratterizzazione del personaggio. Il riscatto di uno degli uomini più importanti della seconda guerra mondiale non proverrà dal pur attento interesse degli storici ma dall’interpretazione di Smith.
George S. Patton, generale d’acciaio, non può non odiare il XX secolo. Non può non vivere con disagio il suo compito di soldato nel secolo delle ideologie che mossero il mondo, delle guerre di massa, della tecnologia militare. La stanza dei bottoni di George S. Patton fu ora il pantano delle Ardenne, ora la sabbia del Nordafrica, ora l’impervio entroterra siciliano. Il pluridecorato generale non mostra di sentirsi a suo agio fingendo un risicato equilibrio sul sottile filo della diplomazia su cui si mosse l’alleanza tra le due facce dell’industrialismo. Patton sarebbe vissuto volentieri in altri secoli, forse millenni. Patton è la guerra, è lo spirito di quanto più schiettamente bellico. Etica del conflitto, ricerca della gloria in battaglia, coraggio nell’adempimento del dovere militare. Il personaggio affidato all’interpretazione di Smith, spesso con voluta, inevitabile e ben riuscita ironia – si finisce volentieri nella caricatura – rimarca il temperamento romantico ed anacronistico dell’uomo d’armi che sente di incarnare lo spirito della guerra oltre ogni barriera temporale. Patton era a Cartagine, a Waterloo, a Bastogne, dovunque nella storia dell’umanità uomini valorosi si siano battuti. Come può il nostro ben adattarsi ai tempi moderni? La storia non sarà clemente con George S. Patton, con l’uomo che incarna la logica bellica, la gerarchia militare, la disciplina, tutto ciò che si sottrae alle regole ed ai calcoli di quel che attiene al mondo dei civili. Men che meno sapranno esserlo le esigenze – mediatiche, politiche, finanziarie – che oggi trasformano gli eserciti ed i loro impieghi. Se si pensa agli altrettanto illustri suoi più recenti colleghi, che hanno dimostrato – lontano dal campo di battaglia – di saper reggere il confronto con la telecamera, si ha quasi nostalgia di un uomo così facilmente destinato alla caricatura. Nostalgia di chi curava la disciplina ed il coraggio almeno quanto oggi si curano la cipria ed il sorriso.
Patton, generale d’acciaio
Titolo originale: Patton
Anno: 1970
Durata: 164 minuti circa – Colore
Regia: Franklin J. Shaffner
Sceneggiatura: Francis Ford Coppola, Edmund H. North
Musiche: Jerry Goldsmith
Interpreti e personaggi principali:
George C. Smith: generale George S. Patton
Karl Malden: generale Omar Bradley
Karl Michael Vogler: feldmaresciallo Erwin Rommel
Siegfried Rauch: capitano Oskar Steiger
Michael Bates: generale Sir Bernard Law Montgomery
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